Se il coniuge separato non vuole andarsene…
Apr 11Può capitare – come mi è capitato recentemente – che in una separazione giudiziale, in assenza di figli minori o non autosufficienti e dunque in mancanza di assegnazione presidenziale della casa coniugale al coniuge “collocatario”, il coniuge non proprietario non voglia saperne di abbandonare la casa coniugale di proprietà esclusiva dell’altro.
Ed infatti, per una lacuna normativa, piuttosto grave a parere di chi scrive, nell’udienza ex art. 708 cpc, il Presidente se da un lato autorizza i coniugi a vivere separati, dall’altro non ha gli strumenti per garantire tale separazione, consentendo al coniuge proprietario di ottenere il godimento esclusivo del proprio immobile, sicché questi è costretto ad esperire un’altra – autonoma – azione, nel caso in cui i tentativi stragiudiziali restino infruttuosi.
E’ pur vero che alcuna giurisprudenza di merito – segnatamente la Corte d’Appello di Roma in sede di reclamo – ha coraggiosamente riconosciuto il nesso funzionale del rilascio del coniuge non proprietario all’effettività della separazione dei coniugi in relazione all’autorizzazione presidenziale.
Allo stato, tuttavia, sembra essere giurisprudenza isolata, per cui si pone il problema di individuare l’azione che possa – con costi e tempi ragionevoli – meglio tutelare i diritti ed interessi del coniuge proprietario.
Le strade ragionevolmente percorribili alla luce dei criteri sopra esposti e della scarna giurisprudenza in merito, contemplano un ricorso per occupazione senza titolo ex art. 447 bis cpc, un’azione a tutela del possesso ex art. 703 cpc o, ancora, un’azione con rito sommario ex art. 702 bis.
Nel caso di specie sono riuscito ad ottenere con un’azione possessoria, prescelta per la maggiore tempestività di tale rito, il provvedimento di rilascio, anche sulla scorta di alcune recenti sentenze del Tribunale di Bari.